Ludovica e Alex realizzano un video sessualmente esplicito. Luca vorrebbe che il video restasse privato e dunque fruito soltanto da lui e da Ludovica. Non curandosi della volontà del ragazzo, Ludovica decide comunque di inviare ai suoi amici Sara e Francesco il video, allo scopo di gloriarsi delle proprie prodezze. Avendo Ludovica realizzato il video, e avendolo lei stessa inviato a terze persone senza il consenso di Luca.

Ludovica sarà sanzionabile secondo la legge.

Sara, amica di Ludovica, prova una forte antipatia per Alex: i due, infatti, avevano concorso per la stessa posizione lavorativa in una prestigiosa azienda. Dopo aver ricevuto da Ludovica il video sessualmente esplicito ritraente Alex, Sara decide di “vendicarsi” inviando al nuovo datore di lavoro di Alex il video.

Sara con questo gesto vuole umiliare Alex, se non addirittura spingere il datore di lavoro a licenziarlo. Sara ha scelto quindi di inviare il video sessualmente esplicito a un terzo con il fine specifico di arrecare un danno all’immagine e alla carriera di Alex.

Anche Sara dunque sarà responsabile per il reato di diffusione illecita di un video sessualmente esplicito.

La legge non punisce solo Ludovica, e cioè chi produce e diffonde il video, ma anche Sara e, in generale, le persone che continuano a diffonderlo nonostante non ci sia la volontà dei protagonisti di diffonderlo.

Inoltre, agli episodi di revenge porn è spesso collegato il triste fenomeno del c.d. “victim blaming” ovverosia la tendenza a “incolpare” la vittima nel momento in cui la vendetta culmina in un reato.

Victim blaming è un’espressione inglese che in italiano potrebbe essere tradotta con “colpevolizzazione della vittima”.
In particolare, il victim blaming si ha quando qualcuno ritiene che una vittima sia, almeno in parte, responsabile del torto subito. Questo fenomeno si manifesta soprattutto nel caso di reati di natura violenta o sessuale.

Un tragico esempio può essere il caso di T.C., donna trentatreenne, a causa di queste dinamiche il 13 settembre 2016 si tolse la vita. La ragazza, in seguito alla pubblicazione di alcuni suoi materiali sessualmente espliciti che, partendo da Whatsapp, divennero successivamente virali su vari siti Internet, iniziò a isolarsi, chiedendo la rimozione di quei contenuti, cambiando nome e città. Ma ciò non le permise di ripartire. Anche dopo la sua morte, ci sono stati molti commenti discriminanti nei confronti della donna.

In tal senso, occorre sempre rammentare che la libertà sessuale di ogni individuo, così come le modalità con cui essa si esprime, non sono mai in sé deprecabili: a essere ingiustificato è il non consensuale assalto alla libertà sessuale e di autodeterminazione, nonché alla dignità, della singola persona.