Recente è il caso di Armine Harutyunyan, modella armena di 23 anni che ha sfilato per Gucci durante la Paris Fashion Week nel settembre 2019. A partire dal momento in cui è comparsa in passerella e, successivamente, sui Social Network, la ragazza è diventata vittima di body shaming, poichè accusata di essere inadatta al mondo della moda, perché non incarna i canoni di bellezza imposti dalla società. Contro di lei sono stati rivolti commenti razzisti, offensivi e denigratori, addirittura sui social è circolata una sua foto con accanto la didascalia “voi ci uscireste a cena?”.

Non è la prima volta che la Maison Gucci sceglie come modelle delle bellezze non convenzionali e fuori dagli schemi. Precedentemente era stata selezionata per una campagna di moda Ellie Goldstein, modella con sindrome di Down, provocando un’insurrezione sui social, simbolo evidente della difficoltà di rompere i rigidi schemi e i limiti della convenzione in cui gli individui vivono.

Un altro caso recente, del 2020, è quello che ha visto coinvolta la vicepresidente dell’Emilia Romagna, Elly Schelin, attaccata su Twitter da M.G., docente ordinario di Storia contemporanea all’Università del Molise. Il commento alla copertina de L’Espresso “Ma che è, n’omo?” ha subito suscitato polemiche ma anche commenti di approvazione e retweet. Anche in questo caso possiamo parlare di body shaming, un esempio ancora più becero perché attuato con l’obiettivo di denigrare la rappresentante di una certa politica, che cerca da anni di innovare in modo serio e professionale lo spazio pubblico – motivo per cui le è stata anche dedicata la copertina. Insomma, di fronte ad un linguaggio volgare, misogino e sessista, che deride puntando sull’apparenza invece che sui contenuti, Elly Schlein avrebbe potuto segnalare il contenuto per danno arrecato alla sua immagine pubblica, così come chiedere il reclamo e l’oscuramento del commento.