Marta è una giovane ragazza che studia e lavora a Torino. Durante le lezioni all’università incontra Matteo, un suo compagno di corsi. In poco tempo diventano amici e Matteo chiede a Marta i suoi contatti per sentirsi anche fuori dalle lezioni universitarie. Marta accetta e lascia a Matteo i suoi contatti. Dopo poco tempo però Matteo inizia a inviare tantissimi messaggi privati sui social a Marta. Ogni volta che lei non risponde in tempo lui la inonda di messaggi “Che fai? Come mai non rispondi? Tutto bene? Hai visto il mio messaggio?”. Giorno dopo giorno i messaggi si fanno sempre più frequenti. Marta decide di non rispondere più ai messaggi di Matteo.

Matteo non ricevendo risposte inizia a scriverle anche via e-mail, chiamarla al telefono e inviarle sempre più messaggi. Più passa il tempo più i messaggi si fanno sempre più aggressivi: “Perché fai la stronza? Non hai più tempo per me? Fai così con tutti i ragazzi che incontri?” fino a sfociare in vere e proprie minacce violente: “Sei solo una puttanella del cazzo, prima fai la socievole poi quando ti stanchi ci butti via. Non hai capito però con chi hai a che fare questa volta cagna! Ti faccio vedere io. So dove abiti e dove lavori”.

Marta è terrorizzata e ha paura di uscire di casa, è spaventata per la sua vita e per quella dei suoi cari:

“Mi sentivo in trappola, senza tregua, mi sentivo in continuo pericolo. La notte non riuscivo più a dormire, sul lavoro non avevo più la stessa concentrazione. Durante la giornata mi imponevo di modificare le mie abitudini. Avevo ormai imparato a convivere con uno stato continuo di ansia e di stress. La mia autostima e la mia autonomia sembravano compromesse per sempre”.

Una mattina Marta trova Matteo ad attenderla all’ingresso dell’università, e così anche all’uscita. Quando Marta esce con gli amici, va a fare la spesa o una passeggiata al parco, Matteo la pedina. I messaggi e le e-mail intanto sono diventate delle vere e proprie minacce per l’incolumità della ragazza. “Appena ti trovo da sola te la faccio pagare! Ti gonfio di botte fino a quando non ti passa la voglia di fare stronza con le persone che incontri” . Marta inizialmente ha paura e non sa come parlare di quello che le sta dicendo con i famigliari o le amiche. Quando la situazione diventa sempre più pericolosa finalmente ne parla con le persone a cui vuole bene e queste l’aiutano ad affrontare la situazione. Marta incontra un avvocato che la informa dell’esistenza di una legge che la tutela e a cui può appellarsi. Decide allora di sporgere denuncia perché sa che il comportamento persecutorio di Matteo è illegale e può e deve essere punito per legge.

Matteo viene processato ad un anno di reclusione e all’obbligo di seguire percorsi di riabilitazione psicologica ai sensi dell’articolo 612-bis del codice penale “Atti persecutori”.

Nel caso studio appena visto possiamo osservare come spesso Stalking e Cyberstalking sono atti persecutori che vengono portati avanti nello stesso momento a danno di una persona. Le minacce e le molestie che subiscono le vittime di questi atti persecutori sono molto violente e hanno un gravissimo impatto psicologico. È molto importante ricordarsi che oltre alla denuncia, a seconda della gravità dei fatti, è possibile procedere con delle azioni legali di tutela fin dall’emergere dei comportamenti persecutori da parte di una persona.