Gianni e Luca hanno 12 anni e frequentano la seconda media nella stessa classe.

Gianni, da quando è iniziata la scuola, ha preso di mira Luca. A scuola lo riempie di insulti tutti i giorni, lo spintona e lo minaccia di sottostare ai suoi ordini altrimenti fuori scuola se la vedrà male. Finita la scuola, quando Luca torna a casa riceve continui messaggi di Gianni con scritto: “Sei un frocio del cazzo, spero che muori presto così fai un favore al mondo”.

Telefonate anonime di persone che urlano “Fai schifo anche a tua madre ahahah” e poi riattaccano.

Ogni volta che legge le chat di gruppo della classe si imbatte in qualche gif o commento rivolto a lui.

Oggi hanno postato una sua foto dopo essere stato picchiato da Gianni con scritto “Anche oggi vince il premio come più cesso della scuola: Luca Troisi. Luca apre i suoi social, facebook e instagram, e si rende conto che la foto è stata pubblicata nelle bacheche di tutti i suoi compagni di classe”.

Luca è disperato e non sa come fare.

Luca quando ha iniziato a ricevere i messaggi, minacce e violenze psicologiche da parte di Gianni, si vergognava di quello che stava succedendo ed era molto spaventato. Non voleva parlarne con nessuno, solo far finta che non stesse succedendo.

Più i giorni passavano, più era triste, solo e senza speranza. Luca si chiedeva: “Perché sta succedendo a me? Perchè non succede a qualcun’altro? Mi sento uno stupido, cosa devo fare?” Poi si è ricordato di aver parlato del fenomeno del cyberbullismo a scuola: Luca si è fatto coraggio e ha raccontato quello che stava succedendo alla sua insegnante. L’insegnante e la famiglia si sono uniti a lui e l’hanno supportato nel denunciare quello che stava succedendo, nel contattare le piattaforme per eliminare i commenti e foto che gli erano stati rivolti.

Non è stato facile, ma Luca si è tolto un grande peso dal cuore e, dopo mesi difficili, ora è più sereno e si sente più sicuro.

Gianni, e tutti i compagni che hanno partecipato con lui nelle violenze fatte a Luca, ora sono seguiti dal tribunale dei minori e svolgono percorsi di rieducazione con gli educatori della scuola e gli psicologi del comune.

Luca, ora che sa quali sono i suoi diritti, può immediatamente chiedere ai gestori di Facebook e Instagram di rimuovere tutti i post in cui compare la sua foto. Se loro non lo faranno entro 24 ore, allora Luca potrà rivolgersi all’autorità di controllo nazionale, chiamata Garante per la protezione dei dati.

L’autorità, in modo tempestivo, procederà sia alla rimozione del contenuto, sia ad indagare Facebook ed Instagram per non averlo tutelato. Luca, ora che lo sa, si sente più tranquillo, dato che quelle foto, quei commenti e tutti i messaggi che ha ricevuto sulla piattaforma finalmente potranno sparire e lui potrà bloccare tutte le persone che l’hanno condiviso o che gli hanno scritto.

È molto importante che i minori vittima di questa forma d’odio si rivolgano ai propri genitori, insegnanti o educatori per denunciare gli atti d’odio e di violenza che hanno subito in via telematica e digitale. Tramite l’adulto trovano la forza di agire e reagire di fronte a qualcosa che percepiscono immenso ed immutevole.